giovedì 20 gennaio 2011

E tu, cosa fai per la parità tra uomo e donna?


Mentre impazza la bufera sul Sultano di Arcore, segnalo il sito di una associazione che si chiama PARI O DISPARE, che si batte per far fare al genere femminile un vero salto verso la parità dei diritti e delle opportunità.


Se volete fare qualcosa per le donne e per l’Italia, smettete di far girare video, articoli e testi di intercettazioni telefoniche e fate girare questo link:


 

6 commenti:

Marcoz ha detto...

Cosa faccio, io? Semplice. Non lo do a nessuna. Così siamo pari.

NicPic ha detto...

Marcoz, cosa vuoi dare ancora alla tua età? Hai già dato, no?

Anonimo ha detto...

Ce ne sarebbe da dire... all'infinito, ma la domanda non è quella giusta.
Va sempre di più affermandosi l'idea che il PIL e il reddito procapite non siano indicatori sufficienti per rilvare lo stato di benessere, e giù tutte le ipotesi di parametri aggiuntivi proposti da economisti, sociologi, teologi e scassacazzi vari (cit.).
L'idea, o l'embrione di essa, è che ci sia qualcosa di soggettivo nella misura del benessere, singolare e quindi collettivo, che si allontana dal concetto di ricchezza e si avvicina a quello di felicità (ooooh!).
Premesso che in assoluto la felicità non è di questa terra, e qui intendo un grado di felicità relativa, la domanda giusta potrebbe essere quanto le donne siano più o meno felici degli uomini.
Se la risposta fosse in linea con le cifre del video (e il se non è retorico) allora la domanda potrebbe diventare cosa fanno le donne per cercare di essere più felici.
A costo di essere odioso, parte delle donne disoccupate, quel 3% di gap, per esempio, potrebbero essere felici di esserlo, che ne so?
Parte di quella che votano da tanti anni Berlusconi invece che Bonino, per dirne due, e sono tante, potrebbero essere felici, che ne so?
u.

NicPic ha detto...

Ciao u.

Certo, è evidente che la domanda in prima battuta non è indirizzata alle elettrici di Berlusconi, ma a quelle che si stracciano le vesti per i suoi comportamenti da basso impero, o che denunciano quotidianamento l'uso che si fa del corpo femminile nelle sue reti televisive.

Non dispero però che una domanda simile, fatta alle sostenitrici di Berlusconi, possa sortire qualche effetto positivo. Del resto, se tu dici "che so", posso dirlo anche io, no?

Sulla questione della felicità come fattore di contabilità nazionale, sono stato quest'estate in Buthan, il cui re è stato tra i primi a proporlo (a parte il discorso celebre di Kennedy), e credo che resterà solo un bell'esercizio per molti anni a venire

Anonimo ha detto...

Ciao Nic, colgo adesso che tu intendevi la domanda prioritariamente riferita alle donne, mantre io ho passato un quarto d'ora della mia pausa pranzo senza digitare nulla (per forza, avevo il panino) rimugginando su cosa faccio io, uomo, per la parità tra uomo e donna; poco! pensavo, ma non poi tanto poco, cercando, almeno nei miei rapporti personali, di non cedere a luoghi comuni e machismo di routine.
Fuor di retorica, più che a rivedere la modalità di rilevazione del benessere, intendevo richiamare il fatto che se non sono contente (parlo delle donne italiane, quelle che con la lotta partigiana si sono conquistate il suffragio universale) possono fare tutto ciò che ritengono necessario, dal voto alle donne candidate ai roghi di push-up in piazza, sino alla militanza armata nelle nuove BR (sarà un caso che alcune delle figure di spicco di queste nuove BR siano donne?)
"non ci sono pasti gratis" dice qualcuno oltreoceano.
u.

Gians ha detto...

Tutto vero, ma molto dipende dalle stesse donne.