lunedì 14 dicembre 2009

parole e violenza

Stamattina ho letto l'editoriale di Mario Calabresi sulla questione dell'assalto a Berlusconi. E' forse l'unico ad aver usato parole di buon senso in questa giornata di follia mediatica. Certo non è un caso se proprio lui, con la sua storia personale, ha detto quelle cose e vorrei qui di seguito ricordare cosa veniva scritto sulle pagine di Lotta Continua nei mesi che hanno preceduto l'assassinio di Luigi Calabresi:

«È l’organizzazione della nostra forza e dell’autonomia del proletariato che farà giustizia di tutti i suoi nemici. All’assassinio di Pinelli abbiamo detto a chiare lettere che il proletariato sa chi sono i responsabili e saprà fare vendetta della sua morte».

«Gli siamo alle costole, ormai è inutile che si dibatta come un bufalo inferocito. Qualcuno potrebbe esigere la denuncia di Calabresi per falso in atto pubblico. Noi, più modestamente, di questi nemici del popolo vogliamo la morte».

«Siamo stati troppo teneri con il commissario di Ps Calabresi. Egli si permette di continuare a vivere tranquillamente, di continuare a fare il suo mestiere di poliziotto, di continuare a perseguitare i compagni. Facendo questo, però, si è dovuto scoprire, il suo volto è diventato abituale e conosciuto per i compagni che hanno imparato ad odiarlo. La sua funzione di sicario è stata denunciata alle masse che hanno cominciato a conoscere i propri nemici con nome, cognome e indirizzo. È chiaro a tutti, infatti, che sarà Calabresi a dover rispondere pubblicamente del suo delirio contro il proletariato. E il proletariato ha già emesso la sua sentenza, Calabresi è responsabile dell’assassinio di Pinelli e Calabresi dovrà pagarla cara».

«Nelle strade e nelle piazze il proletariato emetterà il suo verdetto, lo comunicherà, e ancora là, nelle piazze e nelle strade lo renderà esecutivo».

«L’eliminazione di un poliziotto non libererà gli sfruttati. Ma questa è sicuramente una tappa fondamentale dell’assalto del proletariato contro lo stato assassino».

«Calabresi, assassino, stia attento. Il suo nome è tra i primi della lista».

DULCIS IN FUNDO, il giorno dopo l'assassinio di Calabresi, 18 Maggio 1972:

«Giustizia è fatta».

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