mercoledì 16 gennaio 2008

Botta e risposta

Botta
Carissimi radicali, non vi riconosciamo più. Ma è proprio la vostra bella e battagliera radio, quella che invita a scaricare dal sito dell`Associazione Coscioni i moduli per denunciare-querelare i farmacisti che si appellano all`obiezione di coscienza per non vendere la pillola del giorno dopo, nonché i medici ospedalieri che per lo stesso motivo si rifiutano di prescriverla? Ma come vi è saltato in mente? Denunce? E magari processi? E peccato che non sia possibile mandarli in galera? Tutto ciò invocato e promosso da voi? Proprio da voi che dell`obiezione di coscienza siete gli inventori?

Voi, libertari e liberali che combattete per la laicità, voi che non siete interessati all`unione dei laici ma all`unità laica", come diceva Franco Roccella e come non ha mai smesso di ripetere Marco Pannella? Voi che contemplate per statuto, vocazione e Dna la possibilità di dire dei no in nome della libertà di coscienza? Etriste ma è così. Nel vostro "manuale di autodifesa dal proibizionismo sulla salute", intitolato "Soccorso civile", tra un consiglio su come "ottenere l`eutanasia" e uno su come aggirare i divieti della legge 40, alla voce "pillola del giorno dopo" vediamo spuntare i moduli di cui sopra. Istruzioni per l`uso "affinché si proceda" - c`è scritto - nei confronti di medici e farmacisti obiettori. Nel loro caso, dite, non si tratta di obiezione ex lege 194, perché la pillola del giorno dopo non è abortiva (ma sul bugiardino della casa farmaceutica che la produce si dice che può impedire l`impianto dell`ovulo fecondato: finché è così, farmacisti e medici sono autorizzati a fare obiezione). Comunque. in ogni caso, vi pare il caso?

Il Foglio, 15 Gennaio 2008


Risposta (leggo, sottoscrivo e prontamente riverbero)
Non si finisce mai di imparare, dal Foglio. Noi Radicali – quelli che “non ci riconoscete più” – credevamo che la “grande moratoria” fosse quella votata all’Onu sulla pena di morte, e che l’aborto avessimo iniziato a sconfiggerlo trent’anni fa, contro l’aborto selvaggio benedetto dal Vaticano. Credevamo, egocentrici come siamo, che la censura fosse per esempio quella che ci annienta e ci toglie perfino il nome. Impariamo invece, dal Foglio e dai suoi firmatari laici veri, che la (grande?) censura sarebbe quella contro il Papa, invitato a parlare alla Sapienza su – ma guarda un po’ – la pena di morte! Già, poverino il Papa, che non lo lasciano mai parlare. Ieri, l’ultima lezione. Credevamo che l’obiezione di coscienza consistesse nel rifiuto palese di una legge, assumendosene tutte le responsabilità anche penali, non il boicottaggio strisciante di una legge, facendone pagare le conseguenze agli altri. Credevamo cioè che l’obiezione nonviolenta fosse quella che fece passare qualche annetto in carcere ai Radicali Olivier Dupuis e Roberto Cicciomessere contro la leva militare obbligatoria. Impariamo invece dalle vostre pagine che la (grande?) obiezione di coscienza la farebbe il farmacista del turno di notte sbattendo la porta in faccia a una coppia che ha rotto il preservativo. Dunque, secondo il Foglio, la coscienza del farmacista dovrebbe consentirgli di imporre a una donna il rischio di una gravidanza mai voluta, e magari di un aborto. Se volete, chiamatela pure “libertà di coscienza”. Ma non stupitevi se non ci riconoscete più, perché noi la chiamiamo “imposizione di coscienza”, illegale e violenta. Ecco perché l’associazione Luca Coscioni ha deciso di pubblicare sul sito le istruzioni per difendersi, eventualmente ricorrendo anche alla denuncia, che non è un atto di teppismo, ma lo strumento previsto dalla legge per veder rispettati i propri diritti. Non ci riconoscete più, mi dispiace. Se non vi foste ultimamente un po’ distratti dalla guerra di civiltà per dedicarvi alle guerre nel nome del feticcio dell’embrione, credo non fatichereste a riconoscere quanto devastante può diventare l’arma dell’”imposizione di coscienza” se consegnata nelle mani di fondamentalisti di ogni credo. Sarebbero così più forti per prescrivere, dalla Mecca come dal Vaticano, di interrompere pubblici servizi, negare assistenza sanitaria in base ai rispettivi dogmi sul corpo, sulla donna, sull’alcol, sulla libertà. E, naturalmente, pretendere di farlo impunemente, nel nome della tolleranza laica, della nuova, sana (grande?) laicità che ci si vuole ora insegnare. Oppure non vi siete distratti, e avete scelto, come già Giovanni Paolo II, che il (grande?) nemico, insieme all’illuminismo, è il liberalismo, che va battuto in tutti i modi. E con qualsiasi alleato.

Marco Cappato, segretario dell'Associazione Luca Coscioni
Lettera al Foglio , 16 Gennaio 2008

2 commenti:

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie